Cina, l’impossibile dialogo? Matteo Ricci e l’amicizia

Venerdì 19 marzo, alle ore 18.00, presso l’Aula I della Facoltà di Lettere e filosofia, Palazzo Ateneo, si terrà un incontro organizzato dal Centro Culturale di Bari intitolato “Cina, l’impossibile dialogo? Matteo Ricci e l’amicizia”, con la partecipazione di padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia giornalistica AsiaNews. Durante il convegno emergerà un nuovo approccio al multiculturalismo oggi tanto invocato e così tanto disatteso e affrontato in modo superficiale. La testimonianza del direttore Cervellera, anch’essa frutto dell’esperienza in Cina, dimostrerà come il gesuita Matteo Ricci partendo dall’attaccamento all’esperienza e alla tradizione cristiana sia riuscito a conoscere e ad immedesimarsi nella cultura cinese come nessun altro prima di lui. Il convegno offrirà lo spunto per parlare della Cina di oggi stretta tra economia, povertà, diritti negati, e dell’interessante crescita di conversioni per cui oggi in Cina vivono oggi più di 15 milioni di cattolici e il loro numero è in continuo aumento. Bernardo Cervellera è tra i massimi esperti del mondo cinese, autore de “Missione Cina” 2006 e “Il rovescio delle medaglie” 2008, entrambi per Ancora. Il gesuita Matteo Ricci (1552-1610), nato a Macerata, ha vissuto per quasi trent’anni – a partire dal 1583 – in Cina, dove è stato protagonista di una straordinaria avventura missionaria. Ricci fu un grande matematico e astronomo e questo suo talento gli valse l’accoglienza e il rispetto dell’élite politico-culturale cinese: egli tradusse gli “Elementi” di Euclide in cinese e disegnò la prima carta geografica universale in lingua cinese – solo per citare alcuni dei segni della stima e della simpatia umana che ebbe nei confronti di una cultura così diversa e così poco nota al mondo occidentale. Questa amicizia si consolida e approfondisce negli anni assieme al fiorire e all’accrescersi delle comunità cristiane cinesi. Quando muore nel 1610 padre Matteo Ricci riceve il privilegio di essere sepolto nella capitale Beijing, cosa che era proibita agli stranieri. Proprio la sua testimonianza unita all’amore per il popolo e la cultura cinesi hanno fatto sì che a Ricci, su richiesta dei suoi amici, venisse riservato questo onore dall’Imperatore.

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