Service learning: imparare a scuola la cultura del volontariato

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“Service learning: la scuola oltre l’aula” è il titolo del corso di formazione dell’Ufficio regionale scolastico della Puglia finalizzato a fare conoscere un nuovo approccio pedagogico particolarmente interessante per la sua capacità di collegare l’apprendimento scolastico alla vita reale. Nello specifico, il metodo consiste nella predisposizione di situazioni didattiche nelle quali gli studenti possono ulteriormente sviluppare le loro competenze professionali, metodologiche e sociali impegnandosi in un servizio alla comunità.

Martedì 3 ottobre si è tenuto il secondo incontro del corso di formazione: “Educare all’incontro e alla solidarietà”. Sono intervenuti Luisa Verdoscia, dirigente dell’ I.C. Don Milani – Scuola Polo Regionale per la Puglia, Rosa Franco, presidente del Centro di servizio al volontariato San Nicola e Italo Fiorin, docente dell’Università Lumsa di Roma.

Il docente universitario ha sottolineato un altro risultato importante che questo metodo può offrire: rendere protagonisti gli studenti con bisogni educativi speciali. “Pur non rientrando nell’ambito delle didattiche speciali – spiega Fiorin -, è un metodo pedagogico efficace anche per la realizzazione di percorsi inclusivi. Scardinando un approccio di tipo esclusivamente assistenziale, il Service Learning rende gli alunni con bisogni educativi speciali soggetti attivi di un processo di aiuto verso gli altri”.

Certamente tale proposta ben si inserisce nel percorso che il Centro di servizio al volontariato San Nicola ha avviato con gli istituti di ogni ordine e grado.

“Il volontariato può concorrere all’educazione dei giovani e  alla cultura della solidarietà e dell’accoglienza sviluppando quelle competenze sociali che oggi sono fortemente minacciate da un dilagante individualismo”, dichiara Rosa Franco. E continua: “il nostro Centro sta avviando, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico regionale della Puglia e con le scuole, occasioni di contatto, di conoscenza e di confronto tra gli studenti, i docenti e le associazioni di volontariato. Le risposte che i giovani possono dare sono sorprendenti ed entusiasmanti. Il metodo potrebbe aggiungere valore ai progetti di alternanza scuola-lavoro, offrendo agli studenti la possibilità di vivere delle esperienze altamente formative per una crescita non solo professionale, ma anche umana”.

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