U.N.I.Vo.C BAT: L’educazione all’immaginazione” nella dimensione del reale e nella collocazione ambientale attraverso la tridimensionalità

Bando di Formazione 2015 – Abstract di progetto

L’educazione all’immaginazione si riferisce alla trasposizione della realtà nell’immaginario di un portatore di handicap visivo, iniziando ad analizzare il suo sviluppo sin dall’età evolutiva. Immaginare, comunemente significa creare nella propria mente un’immagine di ciò che viene raccontato o descritto o di ciò che si legge empiricamente senza la descrizione di qualcuno. Sul dizionario Treccani, immaginare significa: in genere, rappresentare con la propria fantasia persone, cose, avvenimenti in forma di immagini. Nell’unicità del suo significato generico, il verbo ha una ricca varietà di accezioni particolari, a seconda che l’oggetto concepito dall’immaginazione sia desunto direttamente dalla realtà, o sia un’interpretazione, talora erronea, di fatti reali, o sia infine creato dalla fantasia stessa. In quasi tutti i suoi significati accanto ad immaginare, è assai comune, la forma immaginarsi (cioè «immaginare a sé o dentro di sé»), che meglio esprime il carattere interiore, soggettivo, dell’attività immaginativa, astratta dai suoi rapporti con la realtà.

Si deduce come immaginare sia un’astrazione interiore che nei disabili visivi avviene in maniera diversa rispetto ai normodotati. Coloro che vedono si affidano, il più delle volte erroneamente, al repertorio di immagini che hanno nel proprio bagaglio, portando ad agire in maniera errata anche il non vedente. Per questo deve avvenire un’educazione mirata che possa offrire una rappresentazione della realtà il più possibile corretta, allontanando una falsa informazione, superficiale o approssimativa, che porta la persona disabile visiva ad essere cieca due volta, in primis perché non vede o vede male, in secundis perché non riuscirà nemmeno a ricostruire con questa facoltà mentale così complessa quella realtà che la vita non gli offre. Di conseguenza, nel caso della disabilità visiva, partire dalla tridimensionalità per arrivare ad un processo di conoscenza è molto più realistico di una semplice immagine pittografica per chi vede che cade nel semplicismo di ritenere che, toccando un modellino tridimensionale, una persona automaticamente lo sappia proiettare nella sua realtà complessa, cioè nella propria mente. È importante per un cieco ma anche per un ipovedente saper organizzare una rappresentazione mentale sostitutiva all’apporto iconico che la vita normalmente offre ai normodotati. Quindi, indispensabile, per una conoscenza ampia della disabilità visiva, è lo studio se pur basilare della scrittura e della lettura del Braille, metodo irrinunciabile per agevolare l’integrazione dei portatori di handicap visivo.

OBIETTIVO
Il corso mira alla formazione di volontari affinché conoscano la definizione legale della disabilità e affinché possano a loro volta affiancare e supportare i disabili visivi nell’utilizzo delle corrette tecniche esplorative, rispettando le giuste tappe di sviluppo, differenziando la tattilità dall’apticità e arrivando ad una conoscenza, se pur rappresentativa, del mondo circostante.

Le azioni didattiche attuate nel corso delle lezioni propongono un percorso teorico – pratico incentrato sul processo di sviluppo delle competenze tattili, aptiche e immaginative della persona non vedente ed ipovedente nel seguente sistema:

  1. Accoglienza, introduzione all’attività progettuale;
  2. Attività teoriche;
  3. Attività pratiche;
  4. Valutazioni finali e considerazioni.

Il corso prevede un’articolazione di attività progettuali suddivise in moduli:

ATTIVITA’ TEORICA:

–                conoscenza della disabilità visiva in età evolutiva e adulta;

–                conoscere il significato di immaginario;

–                essere in grado di valutare la corretta manipolazione degli oggetti attraverso il tatto;

–                conoscere gli ausili strumentali e didattici specifici indispensabili per l’apprendimento;

–                comprendere la distinzione tra non vedenti e ipovedenti;

–                conoscenza basilare del metodo Braille.

ATTIVITÀ PRATICHE:

–                realizzazione, con l’utilizzo di bende per occhi, di oggetti modellati con paste malleabili;

–                esplorazione aptica degli oggetti, sempre con l’utilizzo di bende per occhi;

–                corretto utilizzo degli ausili tiflodidattici;

–                corretto utilizzo della tavoletta Braille e della Dattilobraille.